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Pozzo, Andrea.

Pittore, architetto e teorico della prospettiva italiano. Compiuti gli studi con i Gesuiti a Trento dal 1665, fu investito del titolo di fratello coadiutore della Compagnia di Gesù e fu poi allievo dei maestri veneti. Fu attivo a Milano (apparati per le quarantore, affreschi a pala d'altare in San Fedele, 1669-75), a Genova (apparati celebrativi, decorazioni con figure allegoriche per la cappella di San Francesco Borgia e tela relativa nell'attuale chiesa dei Santi Ambrogio e Andrea, 1671-73) e a Mondovì (affreschi nella cupola di San Francesco Saverio, 1676-77). Dopo essere stato a Torino (affreschi nella chiesa dei Santi Martiri, 1678-79), venne chiamato nel 1681 a Roma dal padre generale Oliva, dove lavorò nelle decorazioni della cosiddetta cappella della Vigna (nell'attuale convento dei Frati minori di Sant'Antonio alle Terme a San Saba, 1682) e del corridoio della Casa Professa, annessa alla chiesa del Gesù (1682-86). Decorò, inoltre, l'abside, la tribuna e la volta della chiesa di Sant'Ignazio, dipingendovi tre episodi della vita del santo (Sant'Ignazio consola gli afflitti; Assedio di Pamplona; Trionfo di sant'Ignazio, 1685-94), la cappella con altare di San Luigi Gonzaga (1697-99) e la cappella con altare di Sant'Ignazio nella chiesa del Gesù (1695-99). Dipinse architetture e quadri d'altare a Frascati (1699-1700) e a Montepulciano, affrescò la cupola della chiesa delle Sante Flora e Lucilla ad Arezzo e quella di San Bartolomeo a Modena. Per la Compagnia di Gesù, nel 1700 inviò a Lubiana i piani per il duomo. Nel 1702 si trasferì su invito di Leopoldo I a Vienna, dove lavorò alla decorazione dell'università, dipinse il soffitto a volta della biblioteca e quello del palazzo Liechtenstein, e rinnovò le strutture interne della chiesa dei Gesuiti (1704-09). In P., ricercato e teatrale nella progettazione e fantasioso nella esecuzione, è evidente l'influenza di Pietro da Cortona, nel legame tra l'attività di pittore e quella di architetto; egli creò spazi e prospettive architettoniche dipinte, aperte su cieli immaginari. P. codificò la sua teoria illusionistica nel trattato teorico Perspectiva pictorum et architectorum (1693-1700, testo in latino e italiano), tradotto in varie lingue nel corso del XVIII sec. P. formò una scuola per adempiere ai suoi numerosi incarichi, e la sua elaborazione prospettica ebbe vasta eco, più che nell'ambiente tardo barocco romano, nella pittura del Settecento austriaco e bavarese (Trento 1642 - Vienna 1709).